Aggiornato 26/09/2009
A cavallo del ventunesimo secolo abbiamo assistito ad un avanzato processo di sensibilizzazione sociale, finalizzato all’abbattimento di obsolete ideologie xenofobe e sessiste, di favoritismi parentali e lobbystici ed allo stesso tempo all’edificazione di una società che getta le sue fondamenta su principi di eguaglianza e pari opportunità
. Purtroppo nonostante tali lodevoli iniziative poco si è fatto e poco si è discusso su una delle più imponenti ed inossidabili sovrastrutture “democratiche” neoliberiste, causa di discriminazione, selezione ed oppressione tra esseri umani che risponde al nome di “CLASSISMO ISTITUZIONALE”.
Nelle società a struttura piramidale lo Stato è espressione degli interessi e dei privilegi di determinate classi sociali rispetto ad individui provenienti da ambiti considerati inferiori.
In un governo democratico questa stratificazione può prendere il nome di “PLUTOCRAZIA” quando lo status sociale privilegiato viene raggiunto grazie all'ampia disponibilità di capitali, “MERITOCRAZIA” quando i privilegi corrispondono appunto ai cosiddetti “meriti effettivi”.
In questa occasione mi limiterò ad analizzare il concetto di “meritocrazia” nell’ambito dell’istruzione e del lavoro, giacché tale termine sta tornando prepotentemente di moda, ritenuto da diverse parti politiche e non, antidoto efficace e "democratico" ai problemi della società.
La selezione meritocratica trova sua giustificazione e motivo di esistere nella sostanziale distinzione tra due tipologie di individui. Da una parte i cosiddetti fannulloni, asini, svogliati, sfaticati e poco dotati, dall'altra studiosi, brillanti, diligenti, arrivisti.
Esiste anche una terza tipologia poco definita, quella degli invalidi, delle categorie socialmente svantaggiate "legalmente riconosciute", tenute completamente fuori dai cicli produttivi e condannate (quando va bene) ad una vita d'assistenzialsimo.
Ma cos'è la meritocrazia?
ANALISI DEL CONCETTO DI MERITOCRAZIA
Il concetto di meritocrazia si basa sull’idea secondo la quale uno studente o un lavoratore viene premiato con un trattamento economico e sociale privilegiato in base ai suoi meriti effettivi ed agli obiettivi raggiunti secondo un’impostazione sociale tipicamente aziendalista.
Ma quali sono i parametri in base ai quali si giudica cosa sia meritevole e cosa no?
L’istruzione pubblica rientra nella visione aziendalista secondo cui la logica di giudizio inquadra e classifica gli studenti secondo i loro meriti scolastici.
Purtroppo questo metro di valutazione dello studente prescinde da diversi fattori quali predisposizione attitudinale, condizioni familiari, economiche e sociali nelle quali questo cresce e vive.
Esiste anche un’altra variabile molto incisiva che rende questo metro di valutazione inefficace, ovvero il fattore psicologico, che può senza dubbio compromettere il rendimento scolastico e il normale svolgimento degli studi. E’ ben risaputo ad esempio, che disturbi ansioso-depressivi, soprattutto se cronicizzati comportano grossi deficit alla concentrazione oltre che disturbi del sonno, stanchezza e incapacità di stare fermi.
Un’altra variabile è da ricercare nel fenomeno della “ghettizzazione” che è agli occhi di tutti, anche se pochi sono ben coscienti delle sue vere implicazioni sociali.
I ghetti sono micro realtà a se stanti completamente distaccate e tagliate fuori dalla vita sociale, politica e culturale dei centri urbani, possono essere moduli abitativi raggruppati, istituti scolastici (a volte anche solo sezioni) il più delle volte collocati in villaggi periferici e baraccopoli in un contesto di povertà e degrado.
L’abitante del ghetto cresce e vive generalmente secondo regole, usanze e tradizioni differenti rispetto all’abitante del centro urbano, frequenta quasi esclusivamente suoi simili e molto difficilmente scala le gerarchie sociali del potere. Si può affermare tranquillamente che i ghetti sono mantenuti dai vertici del potere proprio perché veri e propri vivai del lavoro manuale sottopagato e della criminalità organizzata.
E’ innegabile, successo lavorativo e provenienza familiare/sociale sono fattori strettamente collegati, l’incidenza dell’estrazione sociale nella conquista di posizioni di potere è statisticamente molto rilevante.
E’ importante anche ricercare il problema nell’istruzione scolastica tradizionale che tende ad uniformare gli studenti incanalandoli in metodi di apprendimento a senso unico senza realmente valutare ed approfondire le potenzialità di ciascun individuo.
Nel linguaggio corrente il termine “intelligenza” sembra strettamente collegato a “rendimento scolastico” e a “titolo di studio”, specialmente se abbinato a “esclusivo” e “prestigioso”, pochi però sono a conoscenza (o più semplicemente fa più comodo non sapere) che l’aggettivo “intelligente” ha un significato di gran lunga più ampio.
I NOVE TIPI DI INTELLIGENZA
Molti test di misurazione del QI tradizionale si basano esclusivamente su abilità logico-matematiche e linguistiche, mirate a valutare l’attitudine scolastica di un individuo. Il risultato di tali test però risulta distorto se applicati a differenti tipologie di educazione e cultura, inoltre la loro efficacia è stata fortemente ridimensionata dalla successiva distinzione di 9 tipi fondamentali di intelligenza localizzati in parti differenti del cervello e innati in modo differente tra individuo ed individuo.
Sostanzialmente esistono nove macro-gruppi che contengono a loro volta vari sottotipi:
- Intelligenza Linguistica: è l'intelligenza legata alla capacità di utilizzare un vocabolario chiaro ed efficace. Chi la possiede solitamente sa variare il suo registro linguistico in base alle necessità ed ha la tendenza a riflettere sul linguaggio.
- Intelligenza Logico-Matematica: è l'intelligenza che riguarda il ragionamento deduttivo, la schematizzazione e le catene logiche.
- Intelligenza Spaziale: concerne la capacità di percepire forme ed oggetti nello spazio. Chi la possiede, normalmente, ha una sviluppata memoria per i dettagli ambientali e le caratteristiche esteriori delle figure, sa orientarsi in luoghi intricati e riconosce oggetti tridimensionali in base a schemi mentali piuttosto complessi.
- Intelligenza Corporeo-Cinestesica: chi la possiede ha una padronanza del corpo che gli permette di coordinare bene i movimenti.
- Intelligenza Musicale: è la capacità di riconoscere l'altezza dei suoni, le costruzioni armoniche e contrappuntistiche. Chi ne è dotato solitamente ha uno spiccato talento per l'uso di uno o più strumenti musicali, o per la modulazione canora della propria voce.
- Intelligenza Interpersonale: riguarda la capacità di comprendere gli altri, le loro esigenze, le paure, i desideri nascosti, di creare situazioni sociali favorevoli e di promuovere modelli sociali e personali vantaggiosi.
- Intelligenza Intrapersonale: riguarda la capacità di comprendere la propria individualità, di saperla inserire nel contesto sociale per ottenere risultati migliori nella vita personale, e anche di sapersi immedesimare in ruoli e sentimenti diversi dai propri.
- Intelligenza Naturalistica: consiste nel saper individuare determinati oggetti naturali, classificarli in un ordine preciso e cogliere le relazioni tra di essi.
- Intelligenza Esistenziale: rappresenta la capacità di riflettere consapevolmente sui grandi temi dell'esistenza, come la natura dell'uomo, e di ricavare da sofisticati processi di astrazione delle categorie concettuali che possano essere valide universalmente.
E’ evidente come nell’istruzione pubblica tradizionale e nell’inserimento lavorativo, vengano premiate quasi esclusivamente caratteristiche innate di alcuni individui e penalizzate altre, ma ciò non può e non deve essere utilizzato come metro di valutazione per l’intelligenza e la validità di una persona inserita in un contesto sociale.
MERITOCRAZIA O OBBEDIENZA?
Non viene legittimamente il dubbio che l’invocazione della scure meritocratica in ambito lavorativo non sia altro che l’ennesimo attentato all’odiato (dai datori di lavoro) “garantismo” di un certo contratto collettivo del lavoro?
Dopo il prepotente inserimento della “flessibilità” sul lavoro e del “precariato” nei contratti con la legge Biagi, la disperata concorrenza causata dall’esponenziale crescita del tasso disoccupazionale… con questa scusa della meritocrazia non si vorrà forse dotare i “padroni” di nuovi mezzi per lo sfruttamento delle risorse umane?
Questa nuova gerarchizzazione meritocratica non produrrebbe altro che una corsa all’accaparramento della benevolenza del capo, ad un’esibizione quotidiana di ruffianeria schiavile, calpestamento della dignità umana.
La meritocrazia altro non è che l’esaltazione dell’individualismo, del cannibalismo competitivista tanto di moda nelle grandi Lobby internazionali, dove, al contrario, un buon coordinamento delle forze e della cooperazione potrebbe valere più di mille competizioni.
CLASSE SOCIALE DOMINANTE
E’ possibile quindi giudicare la validità di una persona, premiarla o disincentivarla secondo parametri non arbitrari ed effettivamente obiettivi se non si assicura a coloro che vengono valutati di partire dal medesimo livello e dalle medesime condizioni emotive e sociali? Chi ha realmente il diritto di giudicare il merito o il demerito di un individuo ad un trattamento economico e sociale privilegiato?
LA RISPOSTA E’ NO, NESSUNO.
La realtà è che nella società in cui viviamo esiste una classe intellettuale dominante che da tempo monopolizza gli accessi e il metodo esaminatore del merito e di conseguenza ne perpetua l’esistenza assicurandosi il potere e il controllo sulle masse.
Queste persone sono riuscite a snaturare e cristallizzare il significato di concetti come “cultura” ed “intelligenza” per creare una forma di dominio “legittimizzato” dei ricchi sui poveri.
L’assetto sociale capitalistico è strutturato per far sì che non tutti possano riuscire nella scalata delle gerarchie sociali, mantenendo quindi inalterate le divisioni di classe e mantenendo intatta linfa nuova di “risorse umane” da poter sfruttare per creare plusvalore e quindi profitto.
Il diritto allo studio ed alla formazione deve essere a prescindere un diritto per tutti, non un mezzo per la stratificazione sociale con pochi privilegiati al potere. Una società che si basa sul concetto di meritocrazia come strumento di potere è una società profondamente autoritaria e in quanto tale antidemocratica.
Essa si basa sulla supponente idea che alcuni individui siano migliori di altri, quindi meritevoli di privilegio contrariamente a qualsiasi principio di eguaglianza.
In una società democratica ogni cittadino è uguale e tutti hanno pari diritti e doveri, al di là delle innumerevoli diversità individuali che non autorizzano nessuno a ritenersi superiore ad un altro.
QUALI SOLUZIONI PER SUPERARE IL CLASSISMO ISTITUZIONALE?
Più che una riforma sarebbe auspicabile un cambiamento radicale verso un sistema d’istruzione e formazione libera ed aperta a tutti i cittadini, a prescindere da sesso, età, origine etnica, condizione economica e psicofisica, incentivando e promovendo non il merito sulla base di schemi preconfezionati, bensì identità, attitudine e propensione di ciascun individuo lungo l’intero percorso formativo e lavorativo.
E’ necessario promuovere le caratteristiche innate di ciascun individuo, non valutarlo per qualcosa in cui questi non riesce ad applicare motivazione ed impegno per il semplice motivo che questa non gli appartiene (e non perché inferiore).
Eliminare il concetto di cultura strumentalizzata dal potere e mezzo per ottenere privilegio deve diventare una priorità.
In una società democratica è giusto che il figlio dell’operaio se particolarmente abile nelle materie scientifiche faccia il medico, come il figlio del medico con una spiccata manualità faccia l’operaio, ma ciò non deve significare che i loro bisogni materiali siano differenti e che retribuzione e privilegi sociali debbano essere distanti.
CONCLUSIONE
Da tempo immemorabile “loro” hanno condizionato le vostre menti e la vostra autocoscienza con la complicità dei mass media e di teorie borghesi neoliberaliste sono riusciti ad auto convincervi di non contare niente in un ciclo produttivo, che il vostro lavoro, il vostro sudore, il vostro impegno e quindi la vostra vita stessa sia meno importante di quella della loro élite culturale e dei loro figli, e dei figli dei loro figli.
Sono riusciti a portarvi dalla loro parte, a difendere e legittimare la loro posizione privilegiata in cima ad una piramide dalla quale vi controllano e vi osservano con aria di sufficienza.
Sono riusciti a mettervi gli uni contro gli altri a scannarvi per un tozzo di pane mentre loro s’ingozzano grazie ai proventi nati dal sudore della vostra fronte.
Sono riusciti a farvi rassegnare ad una vita di sottomissione, umiliazioni e di povertà, sono riusciti a convincervi di meritare meno di altri una vita serena e dignitosa, lasciandovi solo la vana speranza che i vostri figli non seguano le vostre stesse orme.
Guy Fawkes